Cucina vegetariana in Giappone

written by redazione

 

La cucina vegetariana Shojin Ryori si è diffusa in Giappone nel 538 con l’arrivo del Buddhismo ed esclude sia la carne sia il pesce, le uova e i prodotti derivati dal latte. Quindi, è da considerarsi di tipo vegano. Il principio alla base di questo modo di cucinare, seguito soprattutto dai monaci nei templi buddisti, è la compassione e il rispetto per ogni essere vivente.

Nei primi anni della diffusione del Buddhismo non c’era l’assoluto divieto di mangiare la carne, e i monaci, che si procuravano il cibo solo attraverso le elemosine, erano obbligati a consumare tutto quello che veniva loro offerto, compresa la carne. In Cina, invece, il consumo della carne era proibito completamente e si seguiva solo il regime vegetariano. Nel IX secolo in Giappone il fondatore della scuola buddhista Shingon, Kukai, fece un viaggio in Cina per apprendere gli insegnamenti buddhisti, inclusa la cucina vegetariana.

Oggi è praticata dai monaci che non usano le spezie e alcune verdure come la cipolla, lo scalogno, l’aglio e il porro, dal gusto troppo forte. Le portate sono servite in piccole porzioni, ognuna in un piattino, affinché i sapori non si mescolino.

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