Così come la felicità e la sofferenza sembrano essere pressoché consecutive, nel senso che si alternano vicendevolmente in funzione di una pletora di circostanze apparentemente casuali, una loro puntuale osservazione dimostra che sono, in primo luogo, interdipendenti… Per esteso, non siamo monadi isolate, ma parti integrate di un nulla tutto che si avvicenda di continuo. Non vi è nulla che sia del tutto irrilevante…
«La felicità e la sofferenza sono di natura biologica, il che significa che sono entrambe passeggere e che sono in continuo mutamento. Quando il fiore appassisce diventa concime; il concime può servire a coltivare un altro fiore. Anche la felicità è di natura biologica e impermanente: può diventare sofferenza, e la sofferenza può ridiventare felicità.
Se si osserva in profondità un fiore si vede che è fatto soltanto di elementi di non-fiore. In quel fiore c’è una nuvola: certo, sappiamo bene che una nuvola non è un fiore, ma senza la nuvola non può esserci il fiore. Se non ci sono nuvole non c’è pioggia e i fiori non possono crescere. Non occorre essere un sognatore per vedere una nuvola che galleggia nel fiume: lì c’è davvero la nuvola; c’è anche la luce del sole. La luce del sole non è un fiore, ma senza la luce del sole non può esserci alcun fiore.
Se continuiamo a osservare a fondo il fiore vedremo molte altre cose – come la terra e i minerali – senza le quali un fiore non può esistere. È un fatto, dunque: un fiore è composto soltanto da elementi di non-fiore. Un fiore non può esistere da solo: può soltanto inter-essere con ogni altra cosa. La luce del sole, il terreno o la nuvola non si possono togliere dal fiore.»
[ Da: Thich Nhat Hanh, “Trasformare la sofferenza. L’arte di generare felicità“ ]
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– Thich Nhat Hanh su wikipedia
– EsserePace.org – Thich Nhat Hanh
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