Noi non siamo affatto avulsi dall’ambiente, così come talune tradizioni religiose hanno, seppur involontariamente, indotto a credere. Dunque, non solo ne siamo parte integrante, ma ne rappresentiamo la punta dell’iceberg, siamo il frammento più emerso di un sistema natura che non ammette travisamenti, alterazioni, se non manipolazioni di sorta. Conoscere se stessi equivale, pertanto, a riscoprire la natura in chiave esistenziale, secondo una prospettiva che travalica la stessa soggettività per espandersi sino ad abbracciare il mondo intero nelle sue innumerevoli forme, nei suoi sovrabbondanti, strepitosi, scintillanti, eclettici colori. Leggiamo, ora, il maestro Aivanhov …
«Tutto quel che esiste nel cielo e sulla terra – ma anche nelle viscere della terra – tutto quel che esiste nei diversi regni della natura esiste anche nell’uomo. Questo spiega il fatto che, fin dalle origini, egli sia spinto a studiare e a comprendere il mondo che lo circonda. Anche inconsciamente, è se stesso che in tal modo vuole studiare e comprendere.
Purtroppo, finché non conoscerà le cause profonde di questa tendenza, l’uomo si accontenterà di guardare all’esterno, di osservare, annotare e registrare all’esterno, senza mai comprendere l’essenziale. Tutte le investigazioni intraprese dagli scienziati per cogliere sempre meglio le ricchezze prodigiose della natura sono veramente magnifiche! Gli Iniziati però sono andati molto più lontano: approfondendo le corrispondenze che esistono tra il mondo fisico e il mondo psichico, essi hanno esteso fino all’infinito i limiti della propria coscienza, ed è su questo cammino che noi dobbiamo seguirli.»
(Omraam Mikhael Aivanhov)
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