Populismo in chiave contemporanea. E’ un termine – sostituito a volte dall’altrettanto vago antipolitica – adoperato spesso dai più disparati soggetti al potere (nomenklatura) che temono di essere avvicendati, ossia scalzati da nuovi elementi, più vitali, più onesti, più consapevoli. Chi è che teme, dunque, la cosiddetta ondata dei populismi? Semplice! I personaggi abbarbicati tenacemente ai loro spudorati e insani privilegi.
Non bisogna – mai e poi mai – farsi abbindolare da chiunque abbia eletto la propaganda come propria esclusiva professione! Il politico tal de’ tali sta davvero con il popolo? Bene, allora rinunci al sovrappiù del suo immodesto stipendio e lo devolva alle famiglie in difficoltà! Si preoccupi, innanzitutto, di perequare (ripartire equamente, distribuire con maggiore equità, in modo da eliminare le disparità).
Al contrario le riforme per mantenere, rinsaldare e procrastinare l’orine oligarchico corrente – ossia il partitismo – sono, a dir poco, impressionanti. Il “mercatino delle pulci” della politica è drogato – ancora e poi ancora – dagli auto-incentivi artatamente predisposti dai “soliti ignoti” esponenti delle relative caste vigenti.
Fermi e determinati nel perseguire ad oltranza i nostri pacifici, ma irrinunciabili obbiettivi.
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