Jiddu Krishnamurti si chiede, con il consueto tono colloquiale teso a investigare piuttosto che a rivelare, cosa sia davvero l’io. La sue conclusioni si possono racchiudere in un breve e quanto mai succinto concetto esplicativo. In questa semplicità sta proprio la sua grandezza.
«Cos’è che viene ferito? Si dice che sia l’io ad essere ferito; che cos’è questo “io”? Fin dall’infanzia ci costruiamo un’immagine di noi stessi. Abbiamo moltissime immagini, non solo quelle che la gente ha di noi, ma anche quelle che ci costruiamo noi: l’immagine di essere un americano, un indù, uno specialista.
Quindi, l’”io” è l’immagine che abbiamo costruito di noi stessi, di essere una persona speciale o molto buona, ed è quell’immagine a venire ferita. Si può avere l’immagine di essere dei grandi oratori, scrittori, esseri spirituali o capi. Queste immagini sono il nocciolo di se stessi; quando diciamo che ci sentiamo feriti significa che quelle immagini sono state ferite. Se abbiamo un’immagine di noi e qualcuno viene a dirci che siamo degli stupidi, ci sentiamo feriti. L’immagine che ho di me di non essere uno stupido, è il “me” e quello viene ferito. E portiamo con noi quell’immagine e quella ferita per il resto della vita.»
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– Krishnamurti (macrolibrarsi)
– it.wikipedia.org – Jiddu Krishnamurti
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