Un eterno stato di fanciullezza – Filippo Goti

 

L’uomo può, ma non deve, nessuno è obbligato, conoscersi. Conoscendosi può reintegrare ogni suo aspetto scisso, e donarsi la vera libertà: la libertà da noi stessi. E’ sicuramente un lavoro doloroso, che impone disciplina, capacità di giudizio, e di assumersi integralmente responsabilità e dovere.

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Purtroppo viviamo in una società che tende a deresponsabilizzare, a far vivere l’uomo in un eterno stato di fanciullezza legata al terribile binomio io-mio. Una doppia catena illusoria in quanto ciò che oggi definisce l’Io è l’apparenza e il possesso, imposti dal mondo esterno, e quanto definisce il mio è l’insieme di quelle caducità che l’era dei consumi ci suggerisce di avere per sognare di essere. E’ triste osservare che la catena io/mio colpisce anche coloro che pretenderebbero di essere persone dedite alla ricerca spirituale. Dove spesso si è in virtù di fogli di carta, di riconoscimenti, e si conta in base a quante persone si raccolgono attorno a noi. Assistiamo ad una rincorsa di roboanti proclami, di progetti assurdi, di personalismi isterici, dove tutto ciò è funzionale solamente a mantenere l’uomo in uno stato di ipnotica dipendenza.

Da “Uomo Ente Magico” di Filippo Goti

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