Chi è che grida al ladro, al ladro? E quando lo urla e lo strilla – più forte di tutti, come se oltre al portafoglio gli stessero rubando pure l’anima – finge di avvisare chiunque dell’imminente catastrofico, irrimediabile, pericolo? Ma il ladro, è ovvio! E chi è che grida e insinua e accusa dell’incipiente disastrosa minaccia dell’antipolitica? Ma l’antipolitico, è ovvio!
Per l’esattezza, colui che non ha nessuna voglia di mettersi in gioco come un comune mortale, ma preferisce barare dall’alto dell’illustre scanno così proditoriamente raggiunto, che in realtà non è altro che una banale seggiola raccattata – a sua insaputa – dal portaborse di turno che, oggi come oggi, è sempre più spesso la sua fedele segretaria. Già, giocare, ma senza gareggiare, magari truccando, ossia predisponendo ad arte le carte – le regole della competizione medesima – appena appena qualche attimo prima del rush finale.
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